Me fabulosae Volture in Apulo
altricis extra limina Pulliae
ludo fatigatumque somno
fronde nova puerum palumbes
texere, mirum quod foret omnibus
quicumque celsae nidum aceruntiae
saltusque bantinos et arvum
pingue tenent humilis forenti,
ut tuto ab atris corpore viperis
dormirem et ursis, ut premerer sacra
lauroque conlataque myrto (…)
Sul Vulture d’Apulia sfuggito
al controllo di Pullia, mia nutrice,
e sommerso dal sonno dopo il gioco,
colombe misteriose mi ricopersero,
fanciullo di fronde novelle
e gli esseri, che in cima all’Acerenza,
nei boschi bantini o nella pianura fertile
della bassa forenza hanno il nido,
si meravigliavano che io dormissi
protetto dalle vipere nere e dagli orsi,
coperto da tassi d’alloro sacro e mirto (…)